Elezioni 2018, Italia spaccata in due.
Al Sud il M5S è la sinistra o la nuova Dc?
Molto interessante l’analisi dei risultati elettorali del politologo Luca Ricolfi sul Gazzettino.
Due i punti chiave.
1- In tutta Europa la sinistra arretra di brutto. L’Italia era un’eccezione. Ora non lo è più.
2- Nell’Italia meridionale il Movimento 5 Stelle prende il posto che era della Democrazia Cristiana.
Il Partito Democratico e i ceti popolari
Punto 1: Ricolfi spiega che “da molti decenni il primo partito della sinistra ha cessato di occuparsi seriamente dei ceti popolari ed è diventato un partito di ceto medio”.
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“La cosa poteva funzionare finché i benefici della globalizzazione eccedevano i costi, non funziona più da quando, con la crisi, la globalizzazione ha mostrato il suo lato inquietante”.
“Quindi finché i ceti popolari si limitavano a preferire il centro-destra alla sinistra (negli ultimi 30 anni), i dirigenti del Pd hanno ritenuto di potersene infischiare, ora che un’offerta politica con sembianze di sinistra assottiglia l’elettorato Pd, invece sono guai”.
Il successo dei grillini: loro sono la nuova sinistra oppure no?
Punto 2: al Sud il Movimento 5 Stelle ottiene un successo clamoroso, con percentuali che ricalcano in modo sorprendente la Democrazia Cristiana nelle elezioni del 1992, crepuscolo della Prima Repubblica. (vedi tabella)
Ricolfi si chiede :“il Movimento Cinque Stelle non è la nuova sinistra, ma è la nuova Dc?”.
La risposta che si dà è: “In un certo senso sì. La correlazione fra i due voti è così stretta da rendere quasi inevitabile una lettura in chiave di sostituzione. L’elettorato del Mezzogiorno è da sempre abituato, anche per responsabilità delle sue classi dirigenti, a puntare sull’assistenza, sui sussidi, sulla spesa pubblica, sul posto fisso. Tutto ciò nel 1992 era fornito dalla Dc e dai suoi alleati del “Pentapartito”, oggi è promesso da un governo Di Maio che ancora non c’è e forse non ci sarà mai”.
Le elezioni ci restituiscono un’Italia spaccata in due
“Il 1992 fu – prosegue Ricolfi – per molti versi, l’urlo del Nord contro la corruzione e l’oppressione fiscale, il 2018 è, prima di tutto, l’urlo del Sud contro l’abbandono di cui i cittadini meridionali si sentono vittime”.
“Nelle elezioni del 2018 c’è stato anche un altro urlo: l’urlo dei ceti produttivi del Nord e del Centro contro le tasse, la burocrazia, il disordine migratorio”.
“E’ praticamente impossibile che il reddito di cittadinanza, giusto o sbagliato che sia, non venga percepito, in quei territori, come l’ennesima tassa sui ceti produttivi destinata ad alimentare l’esercito degli scrocconi”.
Insomma, Italia spaccata profondamente in due, con un solco molto più ampio e difficile da colmare di quanto i comodi soloni degli editoriali pensino…
Sono un giornalista, mi occupo di comunicazione e di uffici stampa.
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